On the Road 2003

 
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data: 20-21 July 2003
partenza: Ridgecrest, CA
arrivo: Las Vegas, NV
alloggio: Luxor
prezzo: $69+tax
km tappa: 402 (250 Miles)
km totali: 1693 (1052 Miles)

 

Summary

Las Vegas
Luxor
Paris

 

 

p

La Tour Eiffel al Paris non è grande
come l'originale ma non sfigura

Sunday, 20th July

Death Valley?

Il risveglio a Ridgecrest ripropone subito l'interrogativo del giorno prima. Non sappiamo se la Death Valley è ancora irraggiungibile. Facciamo velocemente colazione in camera con gli ormai collaudatissimi donuts e succo d'arancia alla quale affianchiamo il complimentary coffee del Motel6. Proviamo più di una volta a chiamare il visitor center della Death Valley per notizie ma non risponde nessuno. Il tempo stringe e, qualunque sia, dobbiamo prendere una decisione. Proviamo a chiamare il road condition number, sperando che loro ci sappiano dare informazioni fresche. Purtroppo la risposta è quella che ci aspettavamo: Death Valley ancora chiusa, da ogni lato. Non ci resta che avviarci verso Las Vegas. In fondo anche gli imprevisti fanno parte di un viaggio come questo.

Las Vegas

La strada che conduce a Las Vegas non è delle più belle. I paesaggi sono piuttosto vuoti. Ad eccezione di Barstow, incontriamo solo qualche piccola cittadina lungo la via. Ci fermiamo in una delle tante per un pieno di benzina e per pranzare a Denny's. Poco dopo aver passato il confine tra California e Nevada cominciano a susseguirsi lungo la strada una serie di mini aeree la cui funzione sembra solamente quella di ospitare qualche casinò.
Siamo abbastanza eccitati all'idea di arrivare finalmente alla famosa Las Vegas, la città che sembra si possa solo amare o odiare. Già da lontano si cominciano ad intravedere alcun delle sagome degli alberghi più rinomati. Tra queste, anche quella del Luxor, l'albergo a tema egiziano dove abbiamo deciso di soggiornare.
Usciti dalla I-15 ci ritroviamo subito sulla Strip, la strada principale di Las Vegas. Il Luxor è uno dei primi alberghi. Non vedere l'enorme piramide nera è un rischio quasi impossibile. Deviamo verso il parcheggio dell'hotel dove, nonostante non sia giorno di massima affluenza, abbiamo difficoltà a trovare posto. Dopo qualche giro, finalmente troviamo un buco e, lasciata la macchina, ci dirigiamo verso l'interno della piramide. All'inizio orientarsi è praticamente impossibile e dobbiamo fermarci almeno un paio di volte per chiedere dove si trova il banco per il check-in. Arrivando troviamo delle file belle lunghe, nonostante ci fossero almeno una ventina di postazioni attive per la registrazione. In circa mezz'ora sbrighiamo le varie formalità e preso l'inclinitar (non elevator, dato che si muove in diagonale!) arriviamo finalmente in stanza. Anche la stanza, come tutto l'albergo è in stile egiziano.
Passiamo il pomeriggio nel casinò dell'albergo anche perché fuori è troppo caldo per uscire. Vinciamo qualcosa, solo per poi perdere tutto. Non c'è molto da raccontare dato che il pomeriggio passa tra un giro nell'albergo e qualche salto al casinò.

The Strip

Appena il sole comincia a scendere proviamo una prima sortita sulla Strip. Entriamo e usciamo dagli alberghi più famosi. Tra questi abbiamo visitato l'Excalibur (tema medioevale), il New York New York (con le montagne russe che schizzano vicino alla Statua della Libertà), il Bellagio (dove abbiamo assistito un paio di volte allo spettacolo delle fontane), il Cesar Palace (io sono di Roma ed era divertente vedere come gli Americani immaginassero la città eterna) ed il Paris dove abbiamo speso i migliori $25 (a testa) di tutto il viaggio per mangiare. Il buffet del Paris pè qualcosa di unico non solo come varietà ma anche come qualità. C'era veramente di tutto, dalla carne alla pasta, dai formaggi al prosciutto (quello vero!). Dolci e bibite a volontà. Insomma, forse la cosa migliore capitataci a Las Vegas. Molto particolare è anche il soffitto del Paris che, attraverso un mega proiettore (credo), mostra il cielo al tramonto.
Continuiamo a gironzolare per la Strip, senza mete particolari. L'aria, nonostante sia notte, è letteralmente infuocata. Mai sentito in vita mia qualcosa del genere. Chiudendo gli occhi, uno potrebbe giurare di essere a mezzogiorno nel mezzo del deserto (ed in fondo è vero). Pazzesco, come del resto anche tutta Las Vegas lo è. Torniamo in albergo quando è ormai l'una passata e ci fermiamo ancora un po' al casinò. Dopo aver perso qualche altro dollaro torniamo in stanza. Sono ormai le tre quando sprofondiamo in un profondo sonno.

immagine

Uno dei due piatti di dolci finiti nel mio stomaco al Paris buffet

Monday, 21st July

Las Vegas

Ci svegliamo giusto in tempo per il breakfast buffet del Luxor. Anche qui c'è di che riempirsi e la qualità non è male.
Spendiamo la mattinata in piscina ad oziare. Un po' di riposo è quello che ci serve dopo tutte le scarpinate fatte nei parchi naturali e prima di quelle che ci aspettano da qui alla fine del viaggio.
Nonostante l'abbondante colazione, verso le tre siamo di nuovo affamati, come dei lupi consci che è meglio riempire lo stomaco in attesa di tempi duri in cui un pranzo potrebbe essere rappresentato da gallette, acqua e una banana.
Prendiamo la macchina per spostarci sul lungo The Strip. Vogliamo provare il Main Train Station buffet. Facciamo una fatica del diavolo a trovare un parcheggio. Quelli degli alberghi sono accessibili solo ai clienti. Poi ce ne sono altri con delle immense scritte FREE, ma quando ci si avvicina ci si rende conto che c'è qualche postilla nella quale tu non rientri. Il Main Train Station non è tra gli alberghi più famosi ma il buffet gode di ottima reputazione. Il prezzo ($11) inoltre non è per nulla alto. Il cibo anche qui è buono e vario. Magari non tanto buono quanto al Paris ma quasi altrettanto vario. Il nostro cameriere attacca bottone e scopriamo che anche lui è stato in Italia (per un mese! cazzo quanto guadagnano i camerieri a LV!). Non so perché ma quasi tutti gli americani che ho incontrato che sono stati in Italia da piccoli o con bambini sono scioccati dall'usanza italiana di pizzicare le guance ai bambini e quando lo raccontano simulano il gesto del pizzico urlando a squarciagola "bambino! bambino!".
Tornando verso il Luxor ci fermiamo a The Largest Souvenir Shop in Worldp, che in realtà non offre molto più del solito.
Lasciamo la macchina al Luxor, ci riposiamo un attimo e poi siamo di nuovo a passeggio per la Strip.
L'idea che ci siamo fatti è che Las Vegas sia una città speciale. Se si riesce a superare la prima fase in cui tutto sembra artificiale e fasullo e si riesce ad accettare Las Vegas solo per quello che è, allora il divertimento è assicurato. Insomma, come non vai alla ricerca di una slot machine al Metropolitan di New York, così è bene non cercare la quiete di un parco naturale a Las Vegas.
E' ormai mezzanotte quando lasciamo le mille luci di Las Vegas. Domani bisogna muoversi presto per Zion. Non solo per arrivare il prima possibile ma anche perché passando da Nevada a Utah perderemo un'ora nel cambio di fusi orari.