On the Road 2003
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data: |
29 July 2003 |
partenza: |
Moab, UT |
arrivo: |
Kayenta, AZ |
alloggio: |
Hampton Inn |
prezzo: |
$99+tax |
km tappa: |
338 (210 Miles) |
km totali: |
2964 (1840 Miles) |
Summary |
Valley of Gods |
Muley Point |
Goosenecks SP |
Monument Valley |
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Lo strano negozio Hole n' the Rock
Tuesday, 29th July
(Moab)
Lasciamo con calma il Motel6 intorno alle 9.30. Il programma prevede di arrivare
nel secondo pomeriggio alla Monument Valley per la visita canonica in macchina
e per goderci il tramonto. Sulla via vorremmo visitare il Goosenecks SP. In realtà in
questa zona ci sono veramente tonnellate di cose da fare e ci siamo lasciati
un bel margine di tempo per ripensamenti dell'ultimo minuto. A poche miles da
Moab ci fermiamo a vedere uno strano negozio scavato nella roccia chiamato per
questo Hole n' the Rock. Solo in America esistono cose del genere! Il bello è che
questo posto, tra il kitsch ed il cattivo gusto, è anche discretamente
famoso!
Proseguiamo per un po' lungo la bellissima I-163 che ci porterà fino
alla Monument Valley. Questa strada, spesso contornata da paesaggi da far-west,
ci riempie gli occhi di quell'america dagli spazi infiniti spesso sognata e vista
nei film.
Valley of Gods
Dopo un'ora circa di macchina vediamo un insegna che ci indica di essere in prossimità della
Valley of Gods. Così come per Muley Point avevamo deciso di non inserire
nell'itinerario questo posto e lo avevamo fatto principalmente per due motivi.
Motivi di tempo era la "scusa" ufficiale. Ma in realtà in ambedue
i casi bisogna passare per strade non asfaltate e non eravamo riusciti a capire
quanto veramente fosse necessario un 4x4 o se ce la potessimo cavare con la nostra
berlina. Appena lasciata la I-163 finiamo su una strada sterrata che ad una prima
valutazione non sembra così tremenda. Ci fermiamo a leggere un cartello
all'entrata. Ci cono i classici suggerimenti ed alcune informazioni sulla Valley
of Gods ma non si fa alcun cenno al fatto che sarebbe auspicabile l'uso di un
4x4. Decidiamo quindi di provare ad inoltrarci un po'. L'unica macchina che incontriamo è quella
dei ranger che ci salutano e filano via. Pensiamo che i ranger ci avrebbero sicuramente
avvertito se la nostra macchina fosse stata inadeguata a proseguire. Confortati
da un po' tutte queste cose andiamo avanti. Lo scenario è molto
suggestivo. Sembra di essere sul set di qualche film di cowboy nella classica
scena di attacco indiano a qualche diligenza. La strada si fa sempre peggiore
ma, andando piano, non ci sono problemi. In poche centinaia di metri la strada
peggiora ulteriormente e a questo punto ci fermiamo per decidere se tornare indietro.
La strada sembra curvare decisamente verso la direzione dove dovrebbe essere
l'uscita e questo ci fa sperare che il giro sia ormai quasi finito. Purtroppo
non è così e continuiamo a 10-15 miglia orarie tra buche e sassi.
Cominciamo anche ad innervosirci. Non abbiamo idea di quanto manchi alla fine
e ormai abbiamo passato punti che sarebbe troppo rischioso riattraversare nella
direzione opposta. Un paio di volte arriviamo in cima a piccoli montarozzi e
Magda deve scendere dalla macchina per vedere cosa c'è oltre.
Con molta pazienza ed altrettante imprecazioni riusciamo finalmente a percorrere
le 17 miglia della Valley of Gods. C'è voluta quasi
un'ora e mezza. Ne è valsa la pena? Direi di sì ma la risposta
sarebbe potuta essere molto diversa se fossimo rimasti incastrati da qualche
parte.
Io a Muley Point, qualsiasi foto non può rendere giustizia
a questo posto
Muley Point
Nonostante le ultime due ore non siano state tra le più tranquille
del viaggio, ormai siamo in zona e decidiamo così di
allungare per Muley Point. Ci inerpichiamo per una salita piena di tornanti.
La strada è piena di sassolini ma il fondo è piattissimo e non
crea alcun problema. Per trovare la deviazione verso Muley dobbiamo fermarci
a chiedere. Imbocchiamo così una stradina laterale. Anche questa è sterrata
ma, al confronto con la Valley of Gods, sembra di essere su un circuito di F1.
Senza problemi e soprattutto senza preoccupazioni arriviamo finalmente a Muley
Point. Inutile dire che non c'è anima viva. La vista
da Muley Point è qualcosa di indescrivibile. Lo sguardo può spaziare
all'infinito e nell'arco di 180 gradi e più l'unico limite è i
cielo all'orizzonte. Abbiamo il Goosenecks SP sotto di noi, la Monument Valley
in lontananza e scenari che ricordano Canyonlands NP a destra e sinistra. Meraviglioso.
Il sole è a picco e sebbene vorremmo restare più a
lungo, tuttavia risaliamo in macchina. Abbiamo ancora Gooseneck SP da visitare
e poi c'è la Monument Valley ad aspettarci. Percorrendo al contrario la
salita dell'andata, non possiamo non fermarci più di una volta ad ammirare
altre meravigliose viste. Tra un tornante e l'altro appare e scompare la Valley
of Gods che vista dall'alto sembra bellissima e decisamente meno pericolosa di
quanto sperimentato poche ore fa.
Goosenecks SP
Prima di tornare sulla I-163 facciamo l'ultima deviazione. Arriviamo in
una mezz'ora al Goosenecks SP. Non si paga alcun biglietto anche perché non c'è assolutamente
alcuna infrastruttura. Possiamo goderci la vista in pace. Con noi c'è solo
una famigliola di giapponesi. A differenza di Dead Horse Point qui c'è più di
un collo d'oca e le rocce scavate sono più massicce e scure. Sembrano
quasi dei gusci di tartaruga. Dopo aver fatto qualche foto e letto quel poco
che una targa raccontava risaliamo in macchina. Ormai sono le tre passate e abbiamo
una discreta fame. Siamo anche un po' stanchi dopo le tensioni della Valley of
Gods e dopo essere stati tutto il giorno sotto il sole. Ritorniamo finalmente
sulla I-163 e in non molto arriviamo a Mexican Hat. Oltre alla roccia che dà il
nome alla cittadina c'è veramente poc'altro. Usufruiamo
del benzinaio e poi scegliamo per pranzo l'unico ristorante disponibile. Si chiama
Nave's ed è gestito da una famiglia di navajo. Lui prepara hamburgers
e la moglie accudisce i figli che schiamazzano nel ristorante. Il posto è piccolino
ed il cibo non è neanche granché ma siamo affamati
e questo è l'unico ristorante prima di Kayenta.
Il sole tramonta infuocando i colori della Monument Valley
Monument Valley
La I-163, arrivando verso la Monument Valley, è qualcosa
di unico. C'è un tratto drittissimo con i famosi buttes sulla sinistra
e la terra rossa che si fonde al cielo blu.
Una volta imboccata l'entrata della Monument ci fermiamo ai negozietti navajo
a dare un'occhiata. Ne giriamo qualcuno. Gli oggetti sono carini ed i Navajo
amichevoli.
Arriviamo all'entrata della vera e propria Monument Valley quando sono
ormai le cinque. Il biglietto d'entrata costa $5 a persona per un giorno.
Per prima cosa andiamo al visitor center e raccogliamo alcune notizie.
In particolare siamo interessati ai tour con guida navajo nella hidden
valley. Per questo ci dobbiamo rivolgere al chioschetto fuori il visitor
center. Ci mostrano le foto di ciò che
vedremo durante il tour con una breve descrizione. Tutti i tour proposti
sono da un paio d'ore e sono descritti dai navajo più o meno come "ci
fermiamo, vedi questo, fai le foto e ce ne andiamo...". Non siamo
molto convinti. Se dobbiamo fare un tour pagato, vorremmo che fosse approfondito
ma questi tour proposti non lo sembrano. Decidiamo quindi di pensarci su,
anche perché in caso vorremmo fare il giro della mattina.
Risaliamo
in macchina e cominciamo ad addentrarci nella Monument Valley. La mappa
ricevuta all'ingresso descrive gli undici punti panoramici che incontreremo
lungo il percorso. Seguiamo l'itinerario anche perché la strada è una
sola e non c'è possibilità di
scelte. La Monument ci lascia un po' perplessi. Gli scenari sono veramente
belli ma più che visitarla la stiamo girando. Ci sentiamo un po'
frustrati. Certo, bisogna rispettare la privacy dei Navajo ma così ci
sentiamo come sul trenino del luna park. Ciò nonostante la Monument
ci piace molto. Aspettiamo il tramonto, quando la luce del sole calante
accende d'arancione la terra rossa. Bellissimo. Calato il sole, lasciamo
la Monument Valley dirigendoci verso Kayenta. La cittadina è piccola
ma sembra un metropoli se confrontata con quanto visto a sud di Monticello.
C'è addirittura una mucca che attraversa
la strada! Lasciamo i bagagli all'Hampton Inn, uno dei tre motel di Kayenta.
La stanza è molto bella e la colazione è inclusa
nel prezzo. Dopo una doccia per liberarci dalla rossa sabbia navajo, usciamo
per cena. Intanto è scoppiata una tempesta di sabbia con un forte
vento e lampi viola all'orizzonte. Mangiamo al Burger
King vicino al nostro
albergo. Solita cena chiaramente, ma sono interessanti gli attestati di
gratitudine appesi al muro del Presidente degli Stati Uniti ai Navajo per
il servizio reso in guerra. Ci sono anche depliant che ricordano quella
che è la
storia a cui si è ispirato il film Windtalkers riguardante proprio
l'uso della lingua navajo in guerra come codice per messaggi segreti.
Prima di andare a dormire dobbiamo pianificare cosa fare domani. Lo facciamo
o no il tour nella hidden valley? I tour proposti non ci hanno convinti
così decidiamo
di lasciar perdere. Guadagnare una mattinata ci permetterebbe anche di poter
rivedere un po' il programma di viaggio per prendercela più comoda
nelle due lunghe tappe finali tra Grand Canyon, Los Angeles e San Francisco.
Domani studieremo il da farsi.