New York 07-08
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data: |
2 January 2008 |
alloggio: |
Cosmopolitan Hotel |
prezzo: |
$175+tax |
Summary |
Metropolitan Museum of Art |
Times Square |
The Lion King |
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Magda nel negozio delle M&M's
Wednesday, 2nd January
Metropolitan Museum of Art
Oggi ci aspetta il secondo atto della nostra due giorni di musei. Ci alziamo
sul presto in modo da essere al Metropolitan all'apertura. Ieri avevamo
notato che, nonostante il primo dell'anno dovesse essere un giorno
molto tranquillo per visitare NY ed i suoi musei, gia' verso le 11
c'era una fila enorme al Museum of Natural History.
Facciamo colazione
per strada con del caffe preso a Dunkin Donuts e dei biscotti comprati
ieri in un Wallgreens.
Arriviamo la MET verso le 10 e c'e' gia' un po'
di fila. Grazie al City Pass pero' non dobbiamo aspettare piu' di
un paio di minuti e siamo pronti a cominciare il giro.
Il MET e' un altro
di quei musei dove potremmo passare facilmente un giorno intero. Ormai
pero' abbiamo capito che la tattica che funziona meglio per noi e' quella
di cominciare dalle sezioni che ci interessano di piu', e passare 70% del
tempo approfondendole. Poi useremo il restante 30% per coprire piuttosto
velocemente il resto del museo.
Cominciamo quindi dalla sezione di arte
romana e greca.
La collezione e' assolutamente favolosa con vasi, statue e pezzi di architettura
fantastici. Il ginocchio mi fa ancora parecchio male e vado in giro zoppicando,
ma un po' di ibuprofen e una fasciatura mi aiutano parecchio. Poi qui al
MET la concentrazione di opere d'arte per metro quadro e' talmente alta
che anche con un ginocchio in perfette condizioni non avrei ragioni di
muovermi piu' velocemente!
Dopo essere passati
per la sezione dedicata al Medioevo (le armature e armi sono da non perdere!)
raggiungiamo quella che potrebbe essere la parte piu' interessante del
museo: la pittura europea.
Tutta questa sezione e' a dir poco spettacolare, ma cio' che ci interessa
di piu' e la parte dedicata alla pittura del XVII secolo. Avevo promesso
a mio padre di fare diverse foto dei quadri di Vermeer per il suo sito.
Scopriamo pero' che in questa sezione non e' possibile fotografare. Naturalmente
un semplice divieto non ci scoraggia e con l'aiuto di Magda che mi fa da
complice, riesco a fare diverse foto senza destare troppi sospetti!
Il nostro giro prosegue passando per la sezione dedicata
agli strumenti musicali (che interessava molto a Magda) e la parte dedicata
all'Egitto (che interessava ad entrambi).
Qui si trova il famoso Temple
of Dendur,
il tempio ricostruito all'interno del MET che si vede in praticamente qualunque
film che abbia una scena ambientata nel MET. Tutta questa sezione e' assolutamente
spettacole ma la cosa piu' meritevole di eterna memoria e' il teatrino
tra me ed un gruppo di italiani. Se avete letto altri miei diari di viaggio
saprete che gli Italiani in viaggio sono tra le mie fissazioni, lo definirei
quasi un hobby. Osservare i miei compatrioti in viaggio e ammirare come
esportino ed adattino alcuni dei loro tipici atteggiamenti in modo alquanto
bizarro e' sempre un motivo per me di riflessione.
Aggiungo che qui a NY
abbiamo incontrato piu' italiani che in qualsiasi altro viaggio. Al MET
in particolare diciamo che ne abbiamo incontrati quasi troppi. In particolare
c'era questo gruppetto chiassoso e irrequieto composto da madre, padre,
due figli (sui 17 18 anni) e zia (sorella della moglie). La cosa piu' strana
era che gli adulti erano molto piu' burini dei ragazzi, i quali quasi si
vergognavano dei genitori. In particolare la zia ne combinava di tutti
i colori, compreso sdraiarsi ai bordi del tempio egiziano sollevando le
gambe verso il cielo e gridando agli altri di guardarla e fotografarla.
Inutile dirlo, gli americani e gli altri stranieri erano totalmente basiti.
Questo gruppetto suscita talmente tanto interesse in me, che decido di
provare un esperimento.
La figlia chiede alla mamma di fotografarla di fronte
al tempio e naturalmente chiedono ad una quindicina di persone di moversi
affinche' nella foto possa apparire solo la ragazza.
Mentre loro "cacciano"
alcuni americani, due o tre giapponesi ed un paio di non-so-di-quale-paese-fossero-ma-guardavano-gli-italiani-inorriditi,
io piano piano mi infiltro dalla direzione opposta nel campo della foto.
Con la figlia in posa e la madre pronta a fotografare io faccio quei due
o tre passi in piu' e gli entro ne campo facendo finta di osservare
un dettaglio del tempio e con le spalle rivolte a loro.
Madre: cerca di richiamare la mia attenzione
con un fischio acuto tipo richiamo per cane
Io: sento il fischio, capisco l'intenzione, ma faccio finta di nulla
(non sono un cane)
Madre: "O-oo!" (e' un "O-oo" di ammonimento,
quasi fossi un ladro in procinto di scipparla)
Io: sento, capisco, ma faccio finta di nulla (non sono un ladro)
Madre: "Signore!" (ok, le manieri vanno meglio, ma perche' mai
un tizio che osserva un tempio egiziano a NYC dovrebbe capire l'italiano?)
Io: capisco, ma faccio finta di nulla (per quanto ne sa lei io potrei
capire solo il finlandese)
Dopo questi tre tentativi, la figlia, quasi impietosita dalla stupidita'
della madre mi rivolge un gentile "excuse me". Al che io mi giro,
sorrido, e me ne vado. Gli italiani in viaggio! Da soli valgono il prezzo
del biglietto!
Comunque sia, proseguiamo e completiamo il nostro giro al
MET e verso le 14 ce ne andiamo.
Magda di fronte al teatro di The Lion King
Times Square e dintorni
Siamo piuttosto affamati e ci fermiamo per pranzo in un ristorante, Maison,
tra la 53rd e 7th.
Il ristorante e' piuttosto elegante anche se mi da' l'impressione
di essere una eleganza piu' da trappola per turisti che una vera
eleganza. La cucina francese devo pero' ammettere che e' ok,
anche se la cameriera e' tra le meno "caring" che abbiamo
mai incontrato. In Italia sarebbe una cameria qualunque, ma qui negli States
ci siamo abituati a camerieri che ti trattano come fossi il Presidente
degli Stati Uniti.
Passiamo le ore che ci dividono da Lion King passeggiando
per la zona di Times Square, girando diversi negozi come quello delle M&Ms,
Toys ‘R
Us e Macy's. Il motivo per cui torniamo da Macy's e' che
domani abbiamo una prenotazione a pranzo al The London, il ristorante di
Gordon Ramsey e sarebbe meglio avere una giacca. A Macy's pero' non
troviamo nulla che ci piaccia e quindi decidiamo di tentare la sorte e
presentarci al The London vestiti normalmente.
The Lion King
Siamo piuttosto stanchi e decidiamo quindi di andare a cenare e poi andare
al teatro ed aspettare li'. Scegliamo di cenare a Sopporo, un ristorante
giapponese. Nella zona di Seattle e' pieno di orientali ma di ristoranti
giapponesi non ce ne sono moltissimi. In realta' e' pieno
di ristoranti dove fanno il sushi, ma io di ristoranti giapponesi dove
mangiare qualcosa diverso dal sushi non ne ho mai visti.
Sopporo e' tra
le esperienze culinarie migliori di questo viaggio. Il ramen e' fantastico
e mi ricorda di tutti quei cartoni animati che sono cresciuto guardando
in tv. Anche se sono astemio decidiamo di farci portare del sake caldo
e di brindare!
Arriviamo a teatro un'oretta prima dell'inizio dello spettacolo
e ci tocca aspettare un po'. Una volta entrati ci tocca aspettare ancora,
dato che non permettono di sedersi fino a pochissimo prima che lo show
cominci.
Ma l'attesa e' assolutamente ripagata: la scenografia e' spettacolare,
la musica e' fantastica e la storia intrigante. Ci sono alcune scene
che mi lasciano con la pelle d'oca.
In definitiva The Lion King e' una esperienza
da non perdere.
Al termine dello spettacolo torniamo in albergo, dove non
ci rimane che andarcene a dormire.