Cap. XI
Ritorno a casa e conclusione della nostra storia in cui si impara che ciò che è dato, alle volte, viene tolto

 

Comincia l’ultimo giorno a Parigi. Abbiamo visto già tutto quello che volevamo vedere. L'aereo è alle 18 e ciò ci lascia tutta la mattinata libera per andarcene un po' a zonzo. Tra le cose da fare c’è l’ultimo assalto ai negozi di souvenirs. Ne abbiamo uno piuttosto grande e con buoni prezzi non lontano dall’albergo, a pochi passi da Place Pigalle.

Oggi è previsto l’arrivo del Tour de France agli Champs-Élysées. Non avendo null’altro da fare, anche se né Magda né io siamo appassionati di ciclismo, decidiamo di fare un salto a vedere che atmosfera tira. Molte fermate metro sono bloccate o accessibili solo in una direzione per evitare che il pubblico si riversi in aree altrimenti chiuse. Scendiamo a Place de Gaulle. Appena fuori troviamo tutte le vie transennate e tutto colorato di giallo, colore del Tour. Informatici sul presunto orario d’arrivo, veniamo a sapere che l’arrivo è previsto ben oltre il nostro limite di tempo. Pazienza. L’atmosfera è però molto festosa. Ci sono tifosi di tutte le nazioni con bandiere, volti dipinti e maglie del team preferito. Naturalmente a dominare sono le bandiere americane, quelle di Armstrong che si appresta a vincere per l’ennesima volta il Tour. Camminando arriviamo fino a metà di avenue des Champs-Élysées, ci godiamo parte della parata che è in corso e poi, sempre a piedi, torniamo indietro. Un po' ci dispiace di dover lasciare la festa prima dell'arrivo ma c’è un aereo che ci aspetta.

La metro ci riporta a Place Pialle. Facciamo la preventivata visita al negozio di souvenirs. Io mi prendo un cappello basco ed un calendario 2003 di Parigi. Magda aveva già preso ciò che voleva nel corso della vacanza.
Ritirati i bagagli in albergo, raggiungiamo per l'ultima volta la metro, cambiamo con la RER che ci porta al Charles de Gaulle. Siamo perfettamente in tempo. Tutto fila liscio, questa volta però niente business class upgrade. Il volo Alitalia è tranquillo. Per la serie “tutto ciò che ti è dato, ti sarà poi, in un modo o nell'altro, ripreso”, ecco che pago in prima persona il regalo dell'andata. Infatti uno stronzo di steward mi rovescia sul collo un bicchiere d'acqua fortunatamente mezzo vuoto. Ha anche il coraggio di riderci su dicendo che adesso starò di certo più fresco. Ma vai a quel paese!
Arriviamo a Roma in perfetto orario, il trenino ci riporta a Termini ad una cifra non troppo modica e da lì in autobus arriviamo a casa.

Il viaggio è stato bello ma ora è finito. Meglio mettere su carta i ricordi e poi cominciare a fantasticare sulla prossima meta.